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Perinaldo è un piccolo borgo che chiude la vallata del Crosia, all'estremità occidentale della Liguria. Una valle ricca di uliveti, la cui coltivazione è già citata in documenti del XII secolo e dove, pare, i frati minori di San Francesco innestarono i primi ulivi di taggiasca.
Meno nota è la produzione di un eccellente carciofo, importato due secoli addietro dalla vicina Provenza e acclimatatosi egregiamente in questa zona. Si tratta del "violet" francese introdotto, secondo la leggenda, dallo stesso Napoleone Bonaparte. Pare che durante la campagna d'Italia del 1796, dopo una sosta presso una nobile famiglia di Perinaldo, appreso che in zona non si conoscevano gli ottimi carciofi violetti coltivati nella vicina Provenza, Napoleone abbia fatto dono - successivamente - di alcuni piantine ai Perinaldesi.
Da quel momento in poi gli abitanti del piccolo comune lo diffusero negli orti locali. Il carciofo di Perinaldo, che è coltivato solo qui e in Provenza, tra i 400 e i 600 metri sul livello del mare, è senza spine, tenero e non ha barbe all'interno. Necessita di un buon drenaggio e non a caso lo si trova spesso ai bordi dei muretti a secco. Resiste alle temperature rigide, sopporta bene la siccità e non ha bisogno di trattamenti chimici, quasi come un ortaggio selvatico. Si raccoglie da maggio a giugno.
I Perinaldesi sono molto gelosi di questa rarità e forse è per questo, e non solo per l'esposizione, le caratteristiche del terreno e il microclima locale, che il carciofo violetto di Perinaldo è coltivato solo in questo piccolo centro e non nei paesi limitrofi. Si consuma crudo, in insalata oppure cotto in accompagnamento a carni o selvaggina. Le ricette tradizionali di Perinaldo lo vedono protagonista di frittatine, al forno con parmigiano e funghi, o in semplici frittelle con aglio e prezzemolo.
Il presìdio Slow Food
Piccolo, carnoso, latteo: è il rundin. Si semina a filari ordinati a maggio e si raccoglie a settembre. Vecchio di secoli, è giunto in Liguria probabilmente dalla Spagna attraverso la Provenza nel XVII secolo e ha trovato nella Valle Argentina e sulle alture di Pigna e Conio un habitat ideale e un nome. Le tre varietà si differenziano per la forma e le dimensioni: reniforme e un pochino più grosso il pignasco, ovoidali e più piccoli gli altri due.
Il segreto della loro bontà e delicatezza è ovviamente il terreno, il sole, ma soprattutto l'acqua sorgiva e calcarea di questo angolo di Liguria. Coltivati sulle terrazze in pietra a secco, arrampicati alle canne legate a covoni, i fagioli di Badalucco, Pigna e Conio sono coltivati soprattutto da anziani che mantengono ancora viva la tradizione di questa coltura. Si consumano lessi conditi con olio extra vergine, aglio, alloro, salvia e qualche grano di pepe, secchi nelle saporitissime zuppe oppure in pastella nei frisceui. Ma il piatto simbolo è senz'altro la capra e fagioli.
Il presìdio Slow Food
I cicciarelli sono pesciolini affusolati, color argento e senza squame. Lunghi quanto le dita di una mano, vivono in banchi numerosi e si nascondono sotto la sabbia con movimenti rapidissimi. Cicciarelli è il nome in italiano: a Noli, da sempre, li conoscono come lussi o lussotti e, da sempre, li pescano con la "rete a sciabica". La sciabica è antichissima: pare l'abbiano portata gli Arabi, in Liguria esiste sicuramente dal 1200.
I dieci pescatori di cicciarello rimasti sono gli eredi di una grande tradizione; fino agli anni '60, infatti, Noli era un centro importante per la pesca, per il commercio e la lavorazione del pesce.
Ancora oggi tutti i pescatori hanno un carrettino di legno e la mattina vendono il pesce fresco sulla spiaggia. Ma i clienti sono pochi: soprattutto anziani, spesso vecchi pescatori. Basta spostarsi di qualche chilometro e nessuno ha mai sentito nominare i cicciarelli. Un vero peccato, perché in carpione sono favolosi e nella fritturina di pesce sono indimenticabili.
Il presìdio Slow Food
In Val Bormida sopravvive un'antica tecnica un tempo diffusa in tutto l'arco appenninico ligure e nelle valli piemontesi: l'essiccatura delle castagne nei "tecci". I seccatoi, o tecci, sono piccole costruzioni in pietra di un solo locale con il tetto di scandole. All'interno, all'altezza di due o tre metri da terra, un soffitto di graticci in legno, la graia, permette al calore e al fumo di raggiungere le castagne. Ancora oggi, nei castagneti dell'Alta Valle Bormida, si trovano tecci attivi nascosti fra alberi secolari.
Dopo la raccolta, le castagne, prevalentemente della varietà Gabbina (o Gabbiana), si pongono sui soffitti a graticcio, sopra un fuoco basso e costante alimentato dalla potatura dei castagni o dalla pula. A mano a mano che procede la raccolta, gli strati aumentano: in totale l'affumicatura si protrae per due mesi circa. Al termine delle varie fasi di raccolta, le castagne si girano, portando quelle inferiori allo strato superiore per rendere uniforme l'affumicatura. Dopo questa operazione, detta "girata", le castagne sono esposte al fumo ancora per cinque, dieci giorni e poi battute per eliminare la scorza.
Il presìdio si propone di valorizzare questa antica tecnica di raccolta e conservazione. Un consorzio di raccoglitori di castagne ha redatto un disciplinare di produzione che delimita l'area di raccolta e indica nei dettagli le modalità di affumicatura, di lavorazione e di trasformazione.
Il Presidio Slow Food
Download allegati:
- Richiesta esportazione (11 Scaricamenti)
- Esportazione verso la Cina: Nota n.32248 del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (11 Scaricamenti)
- Esportazione verso la Cina: Procedure per il rilascio del certificato fitosanitario (13 Scaricamenti)
Download allegati:
- Allegato III - Modello Nulla Osta Import 2019 (11 Scaricamenti)
- Allegato I - "Istruzioni Fitotax" (8 Scaricamenti)
- Allegato II - "Fitotax2020" (8 Scaricamenti)
Download allegati:
- Modello analisi (23 Scaricamenti)
- Pieghevole Laraf (16 Scaricamenti)
Il decreto del dirigente n.1412 del 26 febbraio 2024 ha approvato i disciplinari di produzione integrata per la vite e le floricole e ornamentali validi dalla data di pubblicazione del decreto stesso.
Tali disciplinari sono conformi alle Linee Guida Nazionali di produzione integrata anno 2024.
Per le colture diverse da vite, olivo, floricole e ornamentali, devono essere seguite le Linee guida nazionali di produzione integrata 2024
In questi disciplinari oltre all'aggiornamento delle schede di difesa integrata è stata aggiornata anche la sezione di tecniche agronomiche in modo da renderli conformi alla normativa relativa al sistema di qualità nazionale di produzione integrata (Sqnpi). Ogni disciplinare è costituito da due sezioni:
- la prima parte generale di tecniche agronomiche (che comprende anche l’indice generale)
- la seconda parte sulla difesa integrata e il controllo degli infestanti.
I disciplinari aggiornati sono consultabili e scaricabili da Sottomisura 10.1.A - Adesione ai principi dell'agricoltura integrata del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2022.
Download allegati:
- Decreto del dirigente n.1329 del 3 marzo 2022 (11 Scaricamenti)
- Decreto n. 2698 del 08 maggio 2020 (12 Scaricamenti)
- Allegato (15 Scaricamenti)
- Decreto del dirigente n. 2908 del 17 maggio 2021 (14 Scaricamenti)
- Decreto del dirigente n. 2175 del 14 aprile 2021 (13 Scaricamenti)
- decreto del dirigente n.1412 del 2024 (8 Scaricamenti)
- Decreto del dirigente n.3106 del 18 maggio 2022 (16 Scaricamenti)
- Decreto del dirigente n.264 del 19 gennaio 2023 (9 Scaricamenti)
- Disciplinare di produzione integrata - vite - 2024 (8 Scaricamenti)
- Disciplinare di produzione integrata - colture floricole e ornamentali (8 Scaricamenti)
- Disciplinare di produzione integrata - olivo - 2024 (7 Scaricamenti)
Dalla macchia al castagneto, alla faggeta al bosco di larici: un rapido susseguirsi di diversi paesaggi boschivi caratterizza la Liguria. Una varietà originata dall'elevata complessità morfologica e climatica concentrata in una stretta fascia di monti sul mare. Un patrimonio fragile le cui sorti dipendono dall'intervento dell'uomo.
Per salvare il nostro patrimonio boschivo sono necessarie la vigilanza e la collaborazione di tutti. Ogni cittadino può segnalare avvistamenti di focolai chiamando il
112, numero unico di emergenza
La Regione Liguria ha redatto una serie di norme per la sicurezza del cittadino e la tutela del bosco. In diventa volontario potrai trovare le informazioni utili per entrare a far parte del Volontariato AIB mentre in che fare in caso di incendio ci sono consigli da seguire in caso di avvistamento di un incendio boschivo.
Piccoli volontari crescono è la sezione dedicata ai futuri volontari AIB.