Comunissima nelle serre della Liguria dove, se non controllata adeguatamente, può causare danni ingenti alle colture ornamentali ed orticole, la cosiddetta "mosca bianca" rappresenta una dalle avversità chiave sulla quale si fonda la strategia di difesa antiparassitaria nelle colture specializzate. Con tale denominazione vengono comunemente indicate due distinte specie (appartenenti alla famiglia degli aleurodidi), accomunate, oltre che dalla vicinanza di ordine tassonomico, da notevoli similitudini morfologiche e di danni provocati alle colture. Alberga fra le foglie, dove si vedono volare dei piccoli moscerini di colore bianco; sulla pagina inferiore si possono notare sia gli adulti che le forme giovanili (di forma piatta e di colore bianco/giallastro quasi trasparente), nonché le uova. Quando l'infestazione è elevata le foglie manifestano decolorazioni dovute all'attività alimentare del parassita, quindi ingialliscono completamente. La pianta è danneggiata dalla notevole sottrazione di linfa che causa clorosi e deperimento generale della vegetazione. In breve tempo tutta la parte aerea della pianta viene imbrattata dagli escrementi zuccherini (melata), su cui facilmente si sviluppano varie colonie fungine (fumaggini), con la conseguente alterazione della fotosintesi clorofilliana. La commerciabilità dei prodotti e/o delle piante infestate è ridotta e, nel caso dei materiali di moltiplicazione, compromessa totalmente. Gli aleurodidi inoltre risultano essere vettori di pericolosi virosi.
Biologia
Il parassita T. vaporariorum è un insetto dotato di una straordinaria polifagia e diffusissimo, in Liguria, sia in serra che all'esterno. Attacca le principali colture ortofloricole e le malerbe. Le femmine depongono le uova sulla pagina inferiore della foglia a gruppi di 20/30; sono disposte circolarmente e cosparse di una cera biancastra polverulenta. Dalle uova fecondate si sviluppano femmine, da quelle non fecondate individui maschi. Il colore dell'uovo è inizialmente giallo chiaro poi, maturando, vira al verdastro scuro. La durata del periodo di incubazione è determinato dalla temperatura (4 giorni a 32 C°, 32 giorni a 10 C°). La forma adulta (è preceduta da neanidi (forme giovanili) di 1°, 2°, 3°e 4° età. La durata dell'intero ciclo dipende dalla temperatura e può variare da 21 giorni, con temperature di 30 C°, a 90 giorni con 10 C°. La longevità dell'adulto varia da qualche giorno a qualche mese.
Bemisia tabaci è spesso confuso, perché somigliante, con T. vaporariorum. Anche il ciclo biologico è simile. Le differenze più significative riguardano alcuni aspetti della biologia che conferiscono alla specie una dannosità potenzialmente superiore. È ancora più polifago dell'insetto precedente ed è estremamente attivo anche a temperature elevate: quindi, a differenza di altri insetti che normalmente interessano le nostre serre, le alte temperature non costituiscono un fattore limitante lo sviluppo delle popolazioni. La B. tabaci ha una maggiore capacità di sottrazione di linfa dalle piante e produce più uova vitali rispetto al T. vaporariorum. Inoltre ha sviluppato maggiore resistenza agli insetticidi. Solo le basse temperature (inferiori a 16 C°) interrompono il ciclo della Bemisia. Le differenze morfologiche fra i due aleurodidi sono minime e rilevabili solo da un occhio esperto aiutato da una buona lente. Quella più evidente riguarda la posizione delle ali: nel B. tabaci tenute inclinate rispetto al piano di appoggio, con i bordi interni convergenti, nel T. vaporariorum quasi parallele alla superficie fogliare. Nell'insieme l'insetto ha un colore giallo chiaro nel caso di B. tabaci e di colore biancastro nel caso del T. vaporariorum.