prodotti e produzioni (33)
Il pesto è il prodotto ligure per eccellenza ed è sicuramente il simbolo della Liguria più diffuso nel mondo. Per tutelare la sua produzione il 27 gennaio del 2003 a Genova è stato costituito il Consorzio del pesto genovese. La ricetta a cui si attengono i soci è quella tradizionale che vuole sette ingredienti.
La prima ricetta scritta del pesto che ci è giunta risale alla metà del 1800 e da allora non è cambiata. Mortaio in marmo e pestello in legno rimangono gli attrezzi indispensabili e la tradizione vuole che gli ingredienti siano sempre il basilico, l'aglio, l'olio extravergine di oliva, il parmigiano, il pecorino sardo, i pinoli e pizzico di sale grosso.
Per preparare il pesto occorre innanzitutto lavare in acqua fredda quattro mazzi di basilico, naturalmente genovese, e metterli ad asciugare su un canovaccio. Nel frattempo nel mortaio si deve pestare uno spicchio d'aglio ogni trenta foglie di basilico.
L'aglio deve essere dolce, il suo gusto si deve sentire nel sottofondo senza prevalere.
Dopo aver aggiunto qualche grano di sale grosso è il momento delle preziose foglioline di basilico.
Gli oli essenziali del basilico sono conservati nelle vescicole delle sue foglie e, per ottenere il gusto migliore, queste non vanno pestate gravemente ma è necessario ruotare leggermente il pestello in modo da stracciare, non tranciare, le profumate foglioline.
Il suono del pestello di legno contro i bordi del mortaio accompagna il nostro lavoro. Quando il basilico rilascia il suo caratteristico liquido verde brillante è il momento di aggiungere una manciata di pinoli che ammorbidiscono e amalgamano la salsa.
A questo punto non dobbiamo dimenticare i due formaggi: il parmigiano reggiano e il pecorino sardo entrambi DOP, da utilizzare adeguatamente stagionati.
Infine va versato a goccia l'olio extravergine d'oliva, naturalmente italiano, dal sapore non particolarmente aggressivo e non particolarmente intenso, per sposare tutti gli ingredienti senza sopraffarli.
La lavorazione del pesto deve avvenire a temperatura ambiente e deve terminare nel minor tempo possibile per evitare problemi di ossidazione.
Quando il pesto è pronto può essere utilizzato per condire la pasta tipica ligure come le troffie, le trofiette, le trenette avvantaggiae, i mandilli de saea e può essere aggiunto per dare gusto al minestrone di verdure.
Il miele viene prodotto dalle api partendo o dal nettare dei fiori o dalla melata che si trova principalmente sulle foglie delle piante.
La produzione del miele di nettare segue il periodo delle fioriture, terminando quindi ad agosto. Le api bottinatrici raccolgono il nettare nella sacca mellifera dopo averlo diluito con la saliva ghiandolare. Con passaggi da un'ape all'altra (trofallassi) lo arricchiscono di enzimi, trasformandolo in miele. Questo viene "asciugato" dalle api ventilatrici per rimuoverne l'eccessiva umidità e immagazzinato nelle celle esagonali del favo, ciascuna chiusa con un opercolo di cera prodotto dalle api ceraiole.
Il miele di melata deriva, invece, dalla linfa delle piante rielaborata da insetti parassiti come afidi e cocciniglie. La melata attira le api come il polline, perché molto zuccherina. La produzione del miele di melata avviene dopo le fioriture estive.
In Liguria i mieli prodotti più comunemente sono il miele millefiori oltre agli unifloreali di acacia, castagno, erica, melata e tiglio.
Tipo | Colore | Sapore | Odore | Caratteristiche | Consistenza | Proprietà |
Acacia | colore chiaro, trasparente | dolce e delicato, vanigliato | tenue e floreale | molto ricco in fruttosio | liquida | non altera il sapore dei cibi con cui viene abbinato |
Castagno | scuro, da ambrato a quasi nero | intenso che tende all'amaro | forte e pungente | molto ricco in principi minerali e di polline | fluida, ma corposa | ottimo ricostituente |
Erica arborea | ambrato con tonalità arancioni | intenso e persistente, d'anice | caramellato | miele primaverile, tipico di pochissime zone del levante | pastosa | diuretico e antireumatico |
Melata | scuro, con tonalità dal rossastro all'ebano | poco dolce, a volte leggermente salato | vegetale | ricchissima di sali minerali | vischiosa | antibatterico e antisettico |
Millefiori | dal chiaro all'ambrato | forte e aromatico | tenue e floreale | ricco di principi minerali | dal fluido al corposo | decongestionante delle vie respiratorie |
Tiglio | dall'ambra giallognolo allo scuro rossastro | balsamico, con leggero retrogusto | profumo assai pronunciato, mentolato | ricco di sostanze zuccherine | pastosa | consigliato contro emicranie e nervosismo |
Nell'alveare non si produce solo il miele ma numerosi altri prodotti utili all'uomo:
La propoli
E' una miscela resinosa che le api raccolgono sulle gemme di alcune piante e modificano con secrezioni salivari e cera.
Il suo nome deriva dal greco pro polis "davanti alla città", probabilmente legato al fatto che questa sostanza viene messa dalle api all'ingresso dell'alveare come protezione da insetti e corpi estranei. Serve per chiudere interstizi e fessure delle arnie o per imbalsamare piccoli predatori entrati nell'alveare ed uccisi, ma troppo grossi per essere espulsi.
E' una sostanza balsamica, composta da olii essenziali, resine, cere, polline, sali minerali, zuccheri e vitamine. Al gusto è cerosa e pizzicante, il colore varia dal giallo al bruno scuro.
Può essere consumata al naturale come pasta o granuli da masticare oppure diluita in alcool.
La propoli ha molteplici usi: come antibiotico per le patologie del cavo orale, per uso esterno come disinfettante e cicatrizzante, in campo tecnologico come base per vernici, per uso agronomico come antimicotico e antiparassitario.
La pappa reale
Detta anche gelatina reale, è un prodotto eccezionale per le sue caratteristiche nutrizionali.
Viene prodotta, partendo dal polline, dalle ghiandole sopracerebrali delle giovani operaie per nutrire tutta la covata fino al terzo giorno di vita. Successivamente viene riservata solo alle larve che dovranno evolversi a regina, mentre le altre riceveranno una mescolanza di miele e polline.
Ha una consistenza gelatinosa, un sapore acidulo e un colore biancastro.
E' ricchissima di proteine altamente digeribili, di zuccheri (fruttosio e saccarosio) e di grassi aventi attività antibatteriche, enzimi, vitamine, sali minerali, ormoni, antibiotici e fattori di crescita.
Essendo un naturale integratore alimentare è indicata nei casi di stanchezza psico-fisica e depressione, specialmente per i bambini e le persone anziane. Viene impiegata anche in cosmesi come base di creme.
La pappa reale può essere assunta al naturale, liofilizzata o mescolata ad altre sostanze, come il miele. Si conserva al riparo dalla luce e in frigorifero.
Il polline
Costituisce un'altra componente essenziale nell'alimentazione delle api operaie e della covata. Raccolto sui fiori dalle bottinatrici non viene mai mescolato al miele, ma raccolto in altre cellette e arricchito con nettare e saliva.
L'apicoltore lo preleva mediante apposite trappole che obbligano l'ape che rientra nell'alveare a transitare in piccole aperture nelle quali il polline si distacca cadendo in un contenitore sottostante.
Il polline si presenta sotto forma di granelli di varia colorazione secondo l'origine botanica.
E' un alimento ricco di proteine, vitamine, sali minerali enzimi che gli conferiscono proprietà tonificanti e stimolanti. E' indicato per ovviare alle carenze nutrizionali in gravidanza, durante l'allattamento, in periodi di stress da prolungato lavoro.
Si assume preferibilmente al mattino, masticandolo con cura. Può essere aggiunto anche ai piatti a base di verdura. Si conserva in vetro a circa 14° gradi.
La cera
E' il prodotto della secrezione delle ghiandole ceripare delle api. La cera fuoriesce dagli spazi tra gli anelli dell'addome delle ceraiole sotto forma liquida poi a contatto con l'aria si solidifica sotto forma di scaglie che l'ape prende con le mandibole, arricchisce di polline e propoli e modella per costruire i favi.
La cera appena secreta è bianca, ingiallisce per la presenza del polline e nel giro di qualche anno diventa molto scura. Per la sua produzione le api devono nutrirsi di un'abbondante dose di miele: dai cinque ai dieci chili per ogni chilo di cera prodotta.
La cera si usa in diversi campi, dalla produzione di candele al campo industriale. Ma possiede anche virtù insospettate: quella pura di favo viene masticata dagli apicoltori esperti contro le affezioni polmonari croniche.
Il miele contiene: 18% di acqua, 35% di glucosio, 40% di fruttosio, sali minerali tra cui potassio, calcio e fosforo, proteine ed amminoacidi, vitamine, ormoni ed enzimi. È un alimento igienicamente sicuro poiché contiene sostanze ad azione antibiotica e la sua alta concentrazione zuccherina lo rende pressoché sterile. Ha un alto contenuto calorico, 320 calorie all'etto, quindi un elevato potere energetico.
Il miele ha numerosissime proprietà: la tradizione popolare ne fa largo uso come decongestionante delle vie aeree o cosparso sulle piccole lesioni della pelle per agevolarne la cicatrizzazione.
Classificazione
I mieli sono differenziati in base alla diversa origine botanica. Sono considerati uniflorali o monoflora i mieli che hanno almeno il 45% di polline di un'unica specie botanica sul totale del complesso pollinico. Sono considerati multiflorali o millefiori quelli in cui una specie pollinica non prevale nettamente sulle altre.
Conservazione
Tutti i tipi di mieli vengono estratti liquidi dai favi, però tendono a cristallizzare rapidamente quanto maggiore è il loro contenuto di glucosio. Una temperatura di conservazione al di sopra dei 25°C e sotto i 5 °C inibisce questo processo di consolidamento che comunque non altera le caratteristiche del prodotto. Il miele è sensibile al calore, alla luce e all'umidità. È meglio consumarlo entro l'anno di produzione (dichiarato sull'etichetta) perché col passare del tempo perde le sue proprietà nutrizionali.
Certificazione
Per certificare la qualità del prodotto e garantire il consumatore si fa ricorso alle denominazioni d'origine. In alcuni casi queste sono protette a livello europeo (DOP, Denominazione di Origine Protetta o IGP, Indicazione Geografica Protetta), molto più spesso il loro uso è regolato dalle associazioni locali di produttori, che stabiliscono regole per l'uso di marchi collettivi. Il metodo utilizzato dalle associazioni e dagli enti di ricerca scientifica per caratterizzare e valorizzare il miele italiano di qualità è "l'analisi sensoriale del miele". Il primo corso italiano di questa tecnica si è tenuto nel 1979 a Finale Ligure presso la Cooperativa Apiriviera.
Il miele biologico garantisce particolare attenzione alla salubrità del prodotto, dell'ambiente e delle api, rispettando un rigoroso disciplinare che ne permette la denominazione "da agricoltura biologica".
L'indicazione "miele vergine integrale" indica invece che esso non ha mai subito riscaldamenti a temperatura superiore a 40° C, oltre a possedere tutte le caratteristiche di non artificialità. Oggi questa dicitura è vietata dalla normativa vigente, in attesa che venga attribuita una "attestazione di specificità".
Nelle aree dove viene praticata, l'orticoltura è orientata verso colture tipiche e di qualità: il pomodoro "cuore di bue", il basilico, il carciofo spinoso, l'asparago violetto di Albenga, i cavoli, gli spinaci, le zucchine, le insalate. Nelle zone più interne è interessante la produzione di patate.
Le produzioni di nicchia si adeguano a una domanda crescente di prodotti qualitativamente alti e tipici della Liguria e hanno dimostrato un notevole potenziale di mercato.
Un capitolo a sé merita il basilico: una delle attività più significative in campo orticolo intrapresa dalla Regione Liguria, negli ultimi anni, è stata la ricerca varietale che ha portato alla richiesta di iscrizione del basilico nel registro previsto dalla vigente normativa. Attività non secondaria, se si considera che la maggior parte delle cultivar ortofrutticole regionali non sono presenti nei registri delle varietà nazionali.
La Regione ha promosso e favorito ogni possibile iniziativa per valorizzare la produzione ligure del basilico che ha ottenuto la DOP e un apposito disciplinare.
Le superfici tradizionalmente destinate a frutteto, che in alcune zone vengono riconvertite verso la floricoltura (fronde verdi da recidere e piante aromatiche), si stanno riducendo a causa dei costi di gestione e della competizione con altri paesi produttori.
Una delle poche eccezioni riguarda il castagneto da frutto, riconsiderato a tutti gli effetti coltura agraria e non forestale. Il castagno è attualmente soggetto a investimenti per il recupero produttivo che possono fornire successivamente buone prospettive economiche a seguito di un rinnovato interesse commerciale, soprattutto legato al metodo di produzione biologico.